Grazie Mozambico, grazie davvero!

















































































Ora lo posso dire: è stato un miracolo, è stato pazzesco, chi ci credeva?!?
5 spettacoli e tutti sono andati benissimo, con sempre qualche centinaio di spettatori, tantissime donne, e quanti bambini!
Nessun incidente, nessun problema con le popolazioni dei villaggi, anzi, abbiamo fatto ridere, divertire e credo anche riflettere.
Siamo tutti felicemente esausti!!!
Quando, ormai più di un anno fa, mi chiesero se volevo andare in Mozambico “a fare teatro sanitario” avevo un milione, un milione e mezzo di dubbi: noi?!? In Mozambico?!? Dov’è precisamente il Mozambico???
Ora penso che solo noi potevamo realizzare tutto ciò, il miracolo… Ci abbiamo messo tutti, bianchi e neri, passione e cuore, tanta passione e tanto cuore! E coraggio. Il coraggio di avventurarsi in uno spettacolo fuori dagli schemi locali del teatro mozambicano di villaggio.
Per un momento, prima delle tournée, bagnati dall’incessante pioggia e scoraggiati dagli imprevisti, avevamo anche pensato di mollare, tornare a casa, rimandare tutto. Invece siamo rimasti, la pioggia è passata, gli imprevisti sono stati risolti (uno a uno) e sei giorni fa abbiamo finalmente potuto dire “Su il sipario!”.
Da lì, merito anche dell’adrenalina, siamo stati un fiume in piena! Arlete è andata in scena con male a un orecchio. Ana Bela è andata in scena dopo aver avuto un attacco di mal d’auto, Adelino Kedo è andato in scena che “si sentiva” la malaria.
Eroici!
Essendo l’ultima puntata di questo lunghissimo diario di viaggio ho il dovere di tirare un po’ le somme del progetto… una cosa difficilissima!
Cominciamo dall’inizio: l’idea di creare uno spettacolo teatrale “sanitario” per informare le popolazioni dei villaggi del nord del Mozambico è nata da un bisogno: promuovere l’ospedale di Palma, i centri sanitari dei villaggi e soprattutto aiutare una fascia di popolazione molto a rischio a causa della scarsa igiene e delle malattie: le donne in gravidanza e i neonati.
La malaria, ad esempio, è pericolosa, e letale, soprattutto per i neonati perché i piccoli hanno un sistema immunitario ancora debole, e per gli anziani per lo stesso motivo. Vanno quindi protetti.
Stesso discorso per infezioni, batteri…
Come fare prevenzione e informazione in modo nuovo, accattivante, interessante e anche divertente? Con il teatro e in particolare la commedia.
Dall’analisi dei bisogni e l’elaborazione di una possibile risposta, uno spettacolo teatrale itinerante, si è passati alla selezione dei protagonisti, gli attori.
Grazie al supporto di Eni Foundation e di Medici con l’Africa CUAMM, impegnati nella gestione dell’ospedale di Palma e nella formazione di medici e infermieri, siamo entrati in contatto con quasi tutti i gruppi culturali della zona, di Palma e dei villaggi circostanti (Pundanhar, Quionga, Mute, Olumbi). Abbiamo visto un centinaio di ragazze e ragazzi, attori amatoriali, che ci hanno proposto spettacoli e performance di vario genere, tutti comunque molto didascalici, nessuna storia comica.
Dei cento ne abbiamo selezionati cinque, Ana Bela, Safina, Adelino detto Cuba, Adelino Mr. Kedo, Agostinho più altri due attori di Maputo, Felix e Arlete.
Selezione degli attori e poi formazione.
I 7 ragazzi sono venuti in Italia per due stage di teatro con Jacopo Fo e Mario Pirovano, ad Alcatraz, durante i quali si è scritto il testo dello spettacolo, preparate le scene, fatte decine di prove.
Nasce lo spettacolo “Il falso medico”, titolo che poteva essere frainteso e che è stato cambiato in “Confusione in casa di Fatima”. Una storia d’amore con diverse scenette comiche, un paio di iniezioni sbagliate, un medico che non è un medico, due coppie di innamorati. Alla fine una delle attrici continua la storia di Amina, personaggio protagonista dello spettacolo, leggendo una serie di raccomandazioni sanitarie, una sorta di “cantastorie”. Amina scopre di essere incinta e fa tutta una serie di cose per la sua salute e per la salute del proprio bambino.
Dopo gli stage il gruppo mozambicano ha poi continuato a provare lo spettacolo a casa mentre in Italia abbiamo preparato scenografie e tutto il materiale necessario allo spettacolo.
Analisi dei bisogni, ideazione di un progetto, selezione dei protagonisti, formazione, fase operativa.
La fase operativa è stata una tournée di 5 spettacoli che hanno totalizzato 3.500/4.000 spettatori. Pubblico che ha riso, si è divertito, è rimasto seduto dall’inizio alla fine, che in Africa sembra il segno di massimo apprezzamento di una performance teatrale, niente applausi.
Al termine dello spettacolo di Quionga una donna si è fatta dare il microfono è ha detto che tutto ciò era bellissimo ma il centro sanitario del loro villaggio è troppo piccolo e c’è solo un infermiere.
Una critica che dimostra che il messaggio è arrivato, eccome se è arrivato.
Se domani anche una sola donna per villaggio deciderà di andare al Centro sanitario e, con tanta pazienza, farsi visitare, avremo cambiato il mondo (un po’!).
Ah, erano giorni che volevo dirlo: “Grazie Mozambico, grazie davvero. Giù il sipario!”
