Il duro lavoro dell’attore

















































































Prove, su prove, su prove. E ancora prove.
Jacopo racconta che quando Dario Fo provava uno spettacolo diventava un’altra persona. Si arrabbiava, urlava, strattonava gli attori. Poi, per calmarsi, andava a dipingere una scenografia o una tela. Quando tornava si rincominciava da capo. E prove, su prove, su prove.
Sempre lo stesso testo ripetuto centinaia di volte, ogni movimento deve essere provato e riprovato, solo quando hai tutto lo spettacolo che ti scorre nel sangue, solo quando non ne puoi più di sentirlo sei pronto per salire sul palco.
Poi abbiamo in mano un canovaccio, solo un dialogo e una scena sono state scritte per intero e quella è comunque una prima bozza che alla fine verrà stravolta, riscritta, magari anche eliminata.
In più lavoriamo con tre lingue: italiano, portoghese e swahili. E dalla versione in swahili siamo ancora lontani…
Ci sono poi cinque canzoni da scrivere o da preparare se scegliamo di usare canti tradizionali, le scenografie, i costumi…
Un “monton” di lavoro, come dice Mario…
Mario… si è così appassionato ai ragazzi e a questo progetto da non voler più andare a casa! Pranza con noi, fa il riposino pomeridiano nel mio letto 🙂 e nel pomeriggio ci da dentro con le prove. Oggi ha “arrangiato” una delle canzoni.
Testo di Adelino (junior) che ieri sera ha detto “scriverò la canzone” e stamattina ha portato la canzone!
Gli attori in scena battono le mani a tempo e fanno il coro, Adelino canta parole d’amore, poi compare un velo bianco sulla testa (simbolo della sposa) e una capulana (una stoffa tradizionale mozambicana) stretta alla vita diventa il fagotto di un bambino.
Il mio giudizio è chiaramente di parte ma il tutto è bellissimo!!!
A cena, a un certo punto cala il silenzio, Agostinho si guarda indietro e dice: “E’ passato il diavolo!”.
Aggiungiamo un posto a tavola?