IL TEATRO IN MOZAMBICO

Rubrica a cura di Vitor RAPOSO, direttore del Centro Tambo Tambulani Tambo di Pemba

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Tra le origini del teatro mozambicano si ritrova anche il Mapiko, la “danza della maschera”.
Si tratta di una danza originaria nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, e praticata dai Maconde, un’etnia che abita l’omonimo altopiano tra i distretti di Mueda, Muidumbe, Nangade, Mocimboa da Praia, Macomia e Palma.
Ancora oggi, in tutto il Paese, il Mapiko viene danzato spesso, soprattutto in occasione di riti di iniziazione, o la domenica e nei giorni di festa. E per la vicinanza con la Tanzania, lo si ritrova praticato con una certa frequenza anche nel Paese confinante.

Il Mapiko

Il Mapiko riprende miti e credenze antichi, risalenti a quando gli uomini della tribù cercavano di ristabilire un predominio sul matriarcato di allora: le donne godevano infatti di maggior prestigio in quanto coltivavano i campi ed erano portatrici di vita.

E allora ecco che nel Mapiko un danzatore rappresenta lo spirito di un “diavolo” che giunge per far del male soprattutto alle donne e che può essere sconfitto solo dagli uomini. Ancora oggi le donne, pur apprezzando la danza, temono il demone ed evitano di avvicinarsi al lípico (il ballerino mascherato).

Durante la danza 14 uomini suonano strumenti a percussione, e sono supportati da un coro di persone della comunità in cui si svolge. Questo coro, prima formato da soli uomini, oggi comprende anche le donne poiché la carica mitologica si è persa a partire dall’indipendenza del Paese nel 1975. La rivoluzione democratica ha demistificato molti dei suoi aspetti mitologici.

Il Teatro

Per la sua versatilità, per la capacità di passare dal serio e l’interessante all’emozionante e l’allegro, il Mapiko è scenico e nel contempo comico. Comico come la gran parte delle opere teatrali che oggi si rappresentano in quasi tutto il Mozambico.

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Il lipiko (il ballerino mascherato) è l’artista principale che rappresenta la storia attraverso gesti e atteggiamenti accompagnati dal ritmo di tamburi: e la danza diventa teatro.

Viene quindi apprezzata la bravura dell’artista – l’attore -, l’armonia dei suoi gesti, il suo atteggiamento autentico. D’altra parte, la maschera che indossa ci porta alla simbologia che è attribuita al teatro.

Nella provincia di Cabo Delgado, specialmente nel sud, si localizza l’etnia Macua, di forte tradizione matriarcale. Lì la rappresentazione teatrale si chiama Ithele, una forma di teatro che si sviluppa nel raccontare storie. E’ presente un narratore che ha la responsabilità di narrare la storia mentre la rappresenta. È una forma di drammatizzazione con coreografie basate sulle danze e i riti tradizionali come il Winelia, termine usato dai Macua per indicare i riti di iniziazione femminile.

Il grande senso dell’umorismo insito nei Mozambicani è già una ragione sufficiente per spiegare una presenza così forte del teatro comico nel Paese. Ma un ulteriore motivo è dato dal fatto che il teatro permette di dimenticare per un po’ i traumi sociali che esistono sia in Mozambico che in tutto il mondo, ormai globalizzato. Rappresenta una sorta di fuga e questo accade sia nelle aree urbane che nelle periferie e nelle aree rurali. Le rappresentazioni sono spesso sketch satirici, che riprendono i fatti rilevanti del giorno.

Il mussiro

Nel contesto della maschera, i Macua utilizzano anche il mussiro, una crema prodotta raschiando una radice di albero selvatico su una pietra spessa e liscia. E’ un cosmetico tradizionale che veniva applicato sul viso, sulle gambe e sulle braccia delle vergini. Oggi questa pratica non esiste più, ma la si ritrova nel teatro satirico e nelle commedie.

In passato il mussiro si usava durante i riti femminili, o quando una ragazza annunciava un matrimonio.
Oggi il mussiro è un cosmetico e protegge la pelle dai raggi del sole. Poiché rende la pelle più morbida e fresca, è un prodotto utilizzato nelle sfilate di moda a livello nazionale.


Estratti scenici di commedia – 1

(CONTINUA …)