Modifiche allo spettacolo? Cambiare il titolo?!?

















































































Le ultime settimane sono state un delirio!
E noi siamo tornati di nuovo in Mozambico! Per pochissimi giorni, una toccata e fuga.
Prima siamo andati a Pemba per parlare con la Direzione sanitaria della provincia di Cabo Delgado, e poi a Palma per il primo flash mob nella storia della cittadina.
Sì, abbiamo provato lo spettacolo, dietro l’ospedale, con pubblico, circa 250 persone.
Ma andiamo con ordine…
Pemba
La voce dell’esistenza di un progetto “Il Teatro Fa Bene” è arrivata ai piani alti. Siamo stati convocati dalla responsabile sanitaria di tutta la provincia di Cabo Delgado, la dottoressa Agostinho. Nella provincia è la massima autorità sanitaria.
Ci presentiamo nel suo ufficio e troviamo tutto il suo staff al completo. C’è chi si occupa di malaria, di salute materna, di prevenzione del colera, di informazione sanitaria, di immunologia, virologia. Una ventina di persone in tutto.
Guardiamo la ripresa di una prova dello spettacolo fatta ad Alcatraz, si accendono le luci e parte il dibattito.
Per alcuni minuti, di panico devo ammetterlo, lo spettacolo viene fatto a pezzettini. Ognuno – e sono tutti medici e infermieri, mica persone qualsiasi … – esprime le proprie perplessità: cosa cambierebbe, cosa aggiungerebbe, cosa taglierebbe…
Cambiamenti allo spettacolo? Ancora? Dopo tutto il lavoro già fatto?!?
Annoto almeno tre pagine di appunti.
Poi prende la parola la dottoressa Agostinho: “Riassumiamo.”
“Ah, bene” penso.
“Bisogna cambiare il titolo!”
Cosa?!? Il titolo?!?
Il falso medico potrebbe far pensare che negli ospedali mozambicani possano esserci anche dei falsi medici. Bisogna cambiare il titolo. E poi il vero medico non può essere curato con la medicina tradizionale, bisogna cambiare. E poi in Mozambico non esiste che un medico visiti a domicilio, bisogna cambiare.
Le raccomandazioni sanitarie non sono sufficienti, bisogna cambiare.
Ascoltavo, ma ero rimasto a “Bisogna cambiare il titolo”…
Dopo una lunga discussione arriviamo a una classica e immortale serie di compromessi: apporteremo alcune modifiche al testo, sì, anche il titolo, ma senza stravolgere la storia che comunque è piaciuta ed è ufficialmente “approvata”.
Nella prossima puntata descriverò meglio lo spettacolo.
* * *
Palma
Dopo l’incontro a Pemba ci spostiamo qualche giorno a Palma.
Obiettivo: provare lo spettacolo davanti al pubblico. Finora le prove sono state in portoghese, e in Italia, con pubblico italiano.
Poi i ragazzi hanno fatto alcune prove al chiuso tra di loro ma una prova sul campo, con pubblico mozambicano, non l’abbiamo ancora mai eseguita. E prima di una tournée si deve fare.
Farà ridere lo spettacolo? Sarà comprensibile? Piacerà?
Ore 6:30 del mattino di un giorno qualsiasi, cortile nel retro dell’ospedale di Palma: si va in scena!
Sì, l’orario è strano. Facciamo lo spettacolo alle 7 del mattino, prima che inizino le visite nell’ospedale, così il nostro pubblico sono tutte le mamme con i bambini in attesa di essere visitati.
Così, a spanne, contiamo 250 persone.
E lo spettacolo inizia.
Avevamo stabilito con gli attori che la prova sarebbe stata in portoghese, un po’ perché lo swahili lo avevamo provato troppo poco, un po’ per non bruciare lo spettacolo previsto nella stessa Palma durante la tournée.
Dopo qualche battuta in portoghese gli attori iniziano a mischiare portoghese e swahili, qualche parola in una lingua, qualcuna nell’altra.
Mi tremano le gambe… ma che stanno facendo?
Il pubblico però inizia a ridere e finalmente lo spettacolo diventa comico, cresce.
I ragazzi hanno improvvisato e hanno avuto ragione.
Alla fine i medici dell’ospedale sono contenti, l’amministratore di Palma è contento, è andata! Ed è andata bene!
Chiedo a tre signori anziani che non si sono mossi dall’inizio alla fine, tre leader religiosi mi dicono, se lo spettacolo è piaciuto. Mi sorridono annuendo. Sì, è andata bene!
Ci stiamo allontanando quando una donna si avvicina ad Arlete, che in scena è l’ostetrica, le racconta di essere incinta e vorrebbe capire meglio le raccomandazioni sanitarie. Crede che Arlete sia un medico vero, ho questa impressione. Arlete accompagna la donna da un’infermiera, parlano qualche minuto poi Arlete si allontana.
Non poteva andare meglio di così.
Il prossimo passo? Una tournée di 5 spettacoli in 5 villaggi. Mi ritremano le gambe…
