Preparazione del primo stage di teatro ad Alcatraz

















































































I ragazzi mozambicani, grazie all’aiuto logistico e organizzativo di Eni Foundation, sono stati bravissimi, a dir la verità non me lo aspettavo ma sono riusciti ad avere tutti i documenti in tempo.
Dall’Italia abbiamo fatto partire le lettere di invito per l’Ambasciata, le prenotazioni, la dichiarazione per questo, la lettera per quello, i permessi, le assicurazioni e così via…
Contemporaneamente abbiamo preparato la Fattoria Scuola di Alcatraz per lo stage. I posti letto, i comodini fatti a mano da Eleonora Albanese, i quadri di Jacopo Fo alle pareti e un tavolone da pranzo intorno al quale potremo sederci tutti assieme: abbiamo calcolato che saremo in una ventina.
Sarà bellissimo, staremo a strettissimo contatto per 15 giorni, ho organizzato una gita a Gubbio, una a Perugia e una finale, il giorno della ripartenza, a Roma.
Da Palma è arrivato il messaggio che vogliono vedere San Pietro… La Basilica in Vaticano, spero!!!
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Cosa mangeranno a colazione?
Potrebbero avere problemi con la nostra dieta mediterranea?
Avranno freddo? Potrebbero avere freddo…
Mi sa difficile ma intanto due copertine in più negli armadi le abbiamo messe…
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E’ la sera prima del loro arrivo. Domani mattina alle 6:30 il pulmino mi aspetta a Casa del Diavolo – si chiama proprio così! – ottimo luogo di partenza con destinazione Fiumicino per prendere i ragazzi. E con loro torneremo ad Alcatraz.
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E chi riesce a dormire?!?
Obiettivo dello stage: creare lo spettacolo!
“Jacopo (Fo), dobbiamo buttare giù un canovaccio di programma!”
“I primi tre/quattro giorni parliamo, poi si vedrà!”
Lo adoro, il programma dello stage si articola in, addirittura, 50 caratteri e ha richiesto una riunione di 3 secondi.