Si comincia!

















































































Ore 7:30: il premio del primo giorno va al professor Agustinho Chipula, il quale la mattina fa jogging! E non ha la giacca e cravatta.
Dagli altri, per ora, nessun cenno di vita 🙂
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L’agenda di oggi prevede: ore 9:00, incontro con Jacopo Fo. Tema del giorno: raccontare. Storie sentite, storie proprie, storie inventate, tutto. Un brain storming di storie!
Il giro di presentazioni inizia da Jacopo Fo che racconta aneddoti della sua infanzia, alcune brevi storie che riguardano i genitori, descrive le attività di Alcatraz, ripercorre la sua carriera. Scopro, per la prima volta, che Jacopo ha iniziato a recitare sul palco che aveva già 30 anni. Sapevo che Dario Fo e Franca Rame hanno rivoluzionato il modo di fare teatro.
Scopro che ognuno di noi italiani, noi dello staff, gli interpreti (alcuni di noi non si conoscevano fino a ieri) ha un ricordo bello legato a Franca e Dario. Il ricordo di uno spettacolo particolare, di una sensazione, di una voglia di cambiamento. Franca ha lottato per l’emancipazione della donna negli anni ’60 e ’70, Dario ha portato il teatro al di fuori dei soliti circuiti rappresentando le sue commedie nelle piazze dei piccoli paesi, nelle fabbriche occupate, nelle Case del Popolo.
Oggi è normale assistere a uno spettacolo teatrale in una piazza. Negli anni ’60 no, il teatro di strada moderno lo hanno “inventato” Franca Rame e Dario Fo.
Poi è il turno dei ragazzi, uno a uno si alzano in piedi e si raccontano.
Il professor Chipula rompe il protocollo e inizia la sua presentazione con una preghiera di ringraziamento a Dio. E si rivolge anche a Jacopo: “Ringrazio Dio e ringrazio te, Jacopo, per il dono della conoscenza che Lui ti ha dato e che tu trasmetti a noi”.
Il professor Chipula è orfano. Racconta di non aver mai conosciuto i seni di sua madre ma di aver sempre mangiato latte di mucca. Ancora oggi, dice, quando vedo una mucca mi viene fame.
E’ riuscito però a studiare, prima a Palma e poi a Pemba, e a diventare un professore di portoghese a Palma. Insieme ad Ana Bela fanno parte della compagnia teatrale “do Funzionarios”.
Spiega che il governo chiede alle compagnie di trasmettere alla popolazione determinati messaggi sanitari o di utilità pubblica, loro scrivono lo spettacolo e lo portano in scena.
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Nel pomeriggio si inizia a parlare di “storie”. Jacopo chiede a ognuno di raccontare un aneddoto divertente della loro vita, come lo racconterebbero a un amico. L’idea è che così emerga la recitazione naturale, l’attore che c’è in ognuno di noi.
Jacopo è molto chiaro su questo: “Io non vi insegno a recitare” dice. “Voi siete già tutti attori bravissimi, qui cercheremo qual è il modo migliore di raccontare e quali i segreti per farsi ascoltare dal pubblico”.
Chi mi colpisce di più?
Arlete. Racconta che quando era bambina viveva nel quartiere Mafalala di Maputo, al tempo molto frequentato da banditi. Un giorno si sentono degli spari, la famiglia scappa dimenticandosi di lei che dormiva. Si sveglia, da sola, sente gli spari fuori e dalla paura fa la pipì nel letto, poi ci si nasconde sotto.
Si ricorda di aver avuto più paura della sgridata della nonna per la pipì sulle lenzuola che dei banditi.
Invece quando è tornata la nonna l’ha abbracciata, l’ha stretta a sé, e questo è diventato uno dei ricordi più belli dalla sua vita.
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Che si mangia?
Spaghetti alla puttanesca, torta salata con verza e ricotta, peperoni in agrodolce, verdure crude e cotte miste. I ragazzi confessano di non essere abituati a tanta scelta di piatti e che piano piano assaggeranno tutto.
Io non me la sono sentita di dir loro che il menù cambia ogni giorno. 🙂
Incredibile! Puttanesca in portoghese si dice puttanesca…