Spettacoli (e casting) nel villaggio di Pundanhar

















































































A Palma vi sono state molte occasioni di riflessione; cosa succederà oggi a Pundanhar? Per quanto piccolina, per molti aspetti Palma è quasi una città. Pundanhar invece è proprio un villaggio, un’oretta di jeep da qui.
E’ quel villaggio – ricorderete la visita durante la prima missione in Mozambico – che ha improvvisato la discoteca per essere come una città.
Mentre scrivo qui non è ancora sorto il sole. Sono mattiniero e approfitto di un paio di ore in cui tutti ancora dormono per la miglior terapia rilassante e stimolante del mondo: scrivere.
Cominciamo con il fare il punto della situazione: cosa fa ridere in Mozambico? Tante cose ma non il teatro! Non il teatro delle compagnie di Palma.
Qui si usa il teatro per mandare un messaggio, quindi si fa un teatro educativo, didascalico. La morte della commedia…
Forse c’è tutta una tradizione di cantastorie, di momenti divertenti, magari durante i matrimoni e qualche altro rito o festa, ma sono tutte cose che a noi, per ora, non è dato di vedere.
In Burkina Faso ci son voluti anni prima di avere l’onore di farmi invitare a un loro matrimonio.
Mi fecero dormire sul letto nuziale, nuovo nuovo: inconcepibile che dormissi a terra.
Fuori albeggia.
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Siamo tornati ora da Pundanhar e il sole sta tramontando. Direi che è stata una lunga giornata…
A Pundanhar abbiamo assistito a due spettacoli: l’uno di un gruppo scolastico, molto giovane, e l’altro di un gruppo di comunità, formato da adulti.
I ragazzi ci hanno proposto uno spettacolo, ancora, sull’importanza dell’istruzione. Scuola, consegna dei compiti con voti, problema dell’andare a scuola/andare a lavorare, protagonista che riesce ad andare a studiare in Italia, che caso!, impara l’inglese (in Italia?!?) e quando torna nel villaggio trova subito un buon lavoro.
Morale: è importante studiare e andare a scuola.
Secondo spettacolo invece incentrato su una truffa, un inganno. Una pianta magica lasciata da un padre a un figlio, due del villaggio che tentano di rubarla, lo spirito del padre che torna e li punisce.
Credo che in questo spettacolo la morale si ispirasse a quella famosa storiella di Gigi Proietti dove al Cavaliere Nero non devi rompere le scatole.
Scena comica (me la sono annotata!): una donna del pubblico, probabilmente con alcuni problemi di sanità mentale, è arrivata e ha iniziato a inveire contro gli attori. Il pubblico rideva. Pare fosse la mamma di una delle attrici che voleva sapere cosa stesse facendo la figlia in mezzo a tanta gente. Solo che lo ha fatto interrompendo la pièce!
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A cena pizza! Forse preparata in nostro onore. Scelgo quella bacon e aragosta. Trovala te la pizza bacon e aragosta in Italia! Iacopo prende quella con tutto. E’ giù battute sulla vendetta di Montezuma! (i viaggiatori sapranno di cosa si tratta…)