Spettacolo Teatro do Oprimido

















































































Periferia di Maputo, arrivandoci in macchina abbiamo visto cambiare la città mano a mano che ci spostavamo dalle zone centrali, dove ci sono palazzi e banche, alla periferia, dove vediamo baracche in lamiera e orticelli lungo il fiumiciattolo… ma quello è un fiumiciattolo o l’impianto fognario?
Dico la frase del giorno: “In periferia la città ridiventa villaggio, cambia completamente il modo di vivere”.
Ho fatto un figurone!
Ora silenzio, inizia lo spettacolo.
E’ notte pesta! Salutiamo Alvim, ringraziamo uno a uno gli attori. Hanno rappresentato per noi due storie, nella prima un dipendente pubblico si beffava del popolo raccogliendo le loro richieste e poi ignorandole, nella seconda si raccontava invece la storia di una ragazza che rimane incinta, frequenta un brutto giro di persone e diventa una prostituta.
Gli attori sono stati meravigliosi, lo spettacolo era stato allestito solo per noi, con musiche tradizionali. Ovviamente, dal vivo.
Eppure, a caldo, ho l’impressione che sia tutto molto studiato e impostato. Non ho visto scintille, colpi di creatività o di scena. Forse è mancata un po’ dell’emozione che viene data dal pubblico, che in questo tipo di teatro entra nel vivo della rappresentazione.
Vorrei avere avuto modo di vedere le due storie in mezzo a una platea piena della persone a cui erano rivolte. Questa sera gli attori recitavano per un gruppo di bianchi e lo spettacolo è risultato così sfalsato e un po’ asettico.
Lezione quotidiana di portoghese: Obrigado! (Grazie!), De nada! (Di nulla), Desculpa! (chiedo scusa).
Ah, quasi dimenticavo: papel higiênico, carta igienica!