Visita al villaggio di Pundanhar

















































































Pundanhar ci è piaciuto!
Qualche chicca: il vice capovillaggio è una donna. Ed è bellissima.
Ci spiega che Pundanhar è lontana dalla città ma cercano di fare tutto quello che fanno nelle città. C’è la discoteca!
Ci sono gruppi teatrali ma mancano insegnanti, formatori e, come sempre, fondi per finanziare le attività culturali della comunità.
C’è un Centro sanitario che, tenendo conto di dove siamo, è dignitoso. Lo gestisce un giovane dottore mozambicano che ci chiede se possiamo portare a Palma il registro mensile delle diagnosi. Do una sbirciatina, vi sono segnate tutte le nascite, i casi di malaria, diarrea, malnutrizione, i numeri non sono alti…
Il Centro sanitario necessiterebbe di alcuni lavori di ristrutturazione, ci sono infiltrazioni di pioggia nella stanza dopo-parto e la “cucina”, 4 pali con una lamiera che chiude lo spazio, è veramente “spartana”, ma tutto è pulito e ordinato.
Qui hanno anche organizzato una bellissima iniziativa: il Mamãe Kit, di cui vi parlerò più avanti. Serve ad aiutare le mamme a prendersi cura dei neonati.
La location dove si incontra la comunità e dove si svolgono tutte le attività culturali è sotto l’immancabile albero di manghi.
La discoteca è un armadio appoggiato ad un albero vicino: dentro c’è un grosso stereo anni ’80, con mangiacassette, collegato alla corrente elettrica.
Il villaggio, 5.000 abitanti, è ricco di acqua dolce, 6 i pozzi e diverse lagune. E’ un villaggio interno, non costiero, e quindi dedito all’agricoltura: miglio, con cui si fa una sorta di polenta, base della loro alimentazione, cereali e castagne di caju, che se ho ben capito sono gli anacardi!
